Ostacoli e nemici esterni - Ep 4

“Non ce la farai mai” 

Io invece dico di sì! Quante volte in passato mi sarebbe piaciuto rispondere in questo modo a chi non credeva in me. È capitato anche a te che qualcuno ti dicesse questa frase orribile?

A me è successo un sacco di volte e la frase non era solo questa. Qualche volta ammetto anche di averci creduto, ma per fortuna con il tempo, ho imparato che solo io posso decidere se ce la faccio oppure no, non gli altri. E poi ho imparato a lasciarmi ispirare da persone che nella loro vita sono riuscite a realizzare il loro sogno, non da chi critica o peggio ancora ti limita nelle scelte.

A me è successo spesso nei momenti in cui, rendendomi conto che stavo percorrendo un cammino che non avevo deciso io, ho scelto di deviare e intraprendere il sentiero che volevo. Almeno se avessi sbagliato, la responsabilità sarebbe stata mia. E come immaginerai, queste decisioni sono sempre state difficilissime anche perché non solo dovevo lottare con i miei dubbi, ma dovevo scontrarmi anche con i dubbi che gli altri mi proiettavano addosso.

Sigla

Ciao sono Alessandra Eleonori, sono una doppiatrice e speaker e ti do il benvenuto in “Voglio quindi posso”, un podcast dove condividerò con te le esperienze che ho vissuto e le lezioni che ho imparato quando ho deciso che era giunto il momento di cambiare vita, perché spero che ascoltandole tu possa trovare un punto di vista diverso che, forse, non avevi ancora considerato. Perché… la vita… è magia!

 

Il culmine l’ho toccato proprio quando ho deciso sul serio che il doppiaggio sarebbe diventato il mio lavoro. Devi sapere che, al tempo come ti dicevo, lavoravo in un’agenzia di pubblicità. Questo significava un lavoro a tempo indeterminato (cosa rara perfino oggi) e una certezza che a fine mese sarebbe arrivato lo stipendio. Poi c’era l’inps, la tredicesima, la quattordicesima etc etc. Lasciare un lavoro del genere significava fare una scemenza. In più, non ero proprio giovanissima. Avevo ormai 38 primavere e la norma nel doppiaggio è iniziare da piccolissimi. Già a 20 anni sei vecchio! Quindi non solo stavo facendo una pazzia a lasciare un lavoro sicuro, ma ero pure fuori limite d’età. In pratica una sconsiderata agli occhi di alcuni.

Ti è mai capitato di volere a tutti i costi una cosa e in cuor tuo di sapere che, non sai come, riuscirai a ottenerla, anche se sembra una follia?

Sì, è vero ai più poteva sembrare un colpo di testa, ma in realtà la decisione era scaturita da notti insonni, da ragionamenti, da calcoli, da pensieri, e..sì anche dal cuore.

A onor del vero non ho lasciato di botto il lavoro in agenzia. Quella sì, sarebbe stata un’imprudenza. Dopo aver deciso per il cambiamento, ho spinto sull’acceleratore in ogni momento possibile per studiare, migliorarmi e formarmi così da riuscire a propormi agli studi da professionista. Poi, una volta avviato questo lavoro avrei lasciato l’altro. Questa era la mia strategia e non esistevano sabati e domeniche o Pasqua o Natale. Tutti i giorni dedicavo il tempo che avevo per studiare. Mi ero creata una routine: ogni mattina mi alzavo due ore prima di andare in ufficio e studiavo. Mi mettevo al pc, scaricavo delle scene dei film in lingua originale, scrivevo i dialoghi e poi mi registravo. Poi ascoltavo le stesse scene in italiano e andavo a sentire le differenze tra quello che facevo io e quello che facevano i doppiatori italiani e registravo di nuovo la stessa scena riconfrontandola ancora e ancora. Poi una volta finito il training sui film, mi dedicavo alla lettura a voce alta. Leggevo per almeno 20 minuti. Con la matita in bocca, facendo esercizi di iper articolazione, sillabando ogni parola. E dulcis in fundo leggevo a voce alta…in inglese. Sì perché nel mio lavoro è importante saper leggere a prima vista e anziché leggere libri con parole difficili (tipo quelli di medicina o scientifici) preferivo leggere Hannibal di Thomas Harris. Insomma ce la stavo mettendo tutta.

Ma naturalmente non poteva andare tutto liscio… A fare da contrappasso alla mia forza di volontà, molto spesso mi scontravo con persone (anche amiche) che provavano a dissuadermi dalla mia idea. Chi in modo gentile, chi a gamba tesa.

Un giorno ero in palestra e stavo chiacchierando con la mia trainer. Ai tempi avevamo un’amica comune, Anna, che aveva fatto la mia stessa scuola di doppiaggio, ma che per un motivo o per l’altro non era riuscita a fare questo mestiere. Beh, ci credi che quando le ho detto che avrei lasciato il mio lavoro in agenzia per fare la doppiatrice mi ha detto: “Se non c’è riuscita Anna, vuoi farcela tu?”

Lì per lì ci sono rimasta un po’ male, ma, quasi senza pensare le ho risposto: “Beh, Manu, io non sono Anna”. E così ho chiuso la conversazione. E anche un’amicizia…ahahaha

Poi c’è stato un amico di un mio amico che molto carinamente mi ha detto: “sì, figurati ma dove vuoi andare…è come vincere al superenalotto”… E la mia risposta è stata: “Sì, ma a volte qualcuno vince”. E lui muuuto!!

Tralascio la reazione di mia mamma perché per lei la notizia è stata una vera e propria tragedia. Ma la cosa divertente è che, dopo anni, continuando a coinvolgerla e a farle vedere spezzoni di film o di cartoni animati dove doppiavo, a chiunque incontrasse diceva “ah ma lo sa che mia figlia fa la doppiatrice!”.

Grazie mamma…a saperlo prima, evitavo di foraggiare l’acquisto della villa della mia psicologa…

A questi calorosi incoraggiamenti, si univano anche i detrattori del settore….Un giorno, sempre presa dal sacro fuoco della formazione, poco prima di terminare il triennio, avevo deciso di iscrivermi a un altro corso di doppiaggio presso una notissima accademia. Le selezioni avvenivano previa telefonata con un sedicente manager (e già la dice tutta). Durante la telefonata questo personaggio, che chiameremo con un nome di fantasia, Vincenzo, tra le domande sulle mie esperienze con il doppiaggio, mi chiede l’età… Io candidamente gli dico 42 anni! Silenzio. Pronto? Vincenzo è ancora lì? Ma la sua risposta è stata come un pugno nello stomaco. “Mi dispiace cara, ma noi accettiamo allievi che al maaaassimo hanno 26 anni / e 26 anni sono già troppi. In questo mestiere si deve iniziare presto. Sai, è come se uno decidesse di diventare un pilota di formula uno a 40 anni…non ci riuscirebbe mai”

Se mi avessero investito con una schiacciasassi, sarei stata meglio.  Lì per lì non sapevo come ribattere e ho chiuso la telefonata. Ma i giorni successivi sono stati orribili. Mi sentivo svuotata e nella testa continuavano a girarmi le sue parole. Quindi ero troppo vecchia? Non ci sarei mai riuscita? E io che pensavo che la mia vocina della paura fosse la cosa più difficile da superare. Adesso avevo davanti a me una montagna vera e propria e avevo le infradito per scalarla. Per fortuna nella vita, può capitarci di incontrare dei mentori. E quando accade è una magia. Nel prossimo episodio ne parleremo.. ah tra l’altro se non l’hai ancora fatto clicca sulla campanella se mi stai ascoltando da youtube o su segui o su qualsiasi altra cosa per ricevere le nuove notifiche.

La sera successiva avevo lezione e, vedendomi piuttosto triste e sconcentrata, una delle mie insegnanti, mi ha chiesto cosa avessi. Quando le ho raccontato cosa mi aveva detto Vincenzo è letteralmente esplosa. “io non capisco come si possa essere così str…biiip. Ma come si permette di dire queste stron….”.

 20 minuti di adrenalina e di carica così forte che quella notte non sono riuscita a dormire. Al di là degli improperi (giustissssimi) mi ha fatto capire che l’età non è importante. L’importante è metterci tutta l’energia, la passione e il talento che si hanno e non darsi mai per sconfitti. E, soprattutto, provarci. Provarci sempre. Mal che la vada avrai fatto esperienza e avrei imparato qualcosa. Ma mai,mai, darsi per vinti ancora prima di iniziare qualcosa. E aveva ragione da vendere.

Nel tempo, poi, ho capito che quel rifiuto in realtà era stata una benedizione. Un giorno, mentre assistevo in studio nell’attesa di fare un provino, si è presentato un ragazzo (che naturalmente aveva meno di 26 anni), che arrivava proprio da quella Accademia. Beh, ci credi che doppiava meglio mia nonna senza dentiera?

Ed eccoci alla nostra rubrica “Una voce per te”. Sai, da quell’esperienza ho imparato che qualche volta, se i nostri piani non vanno a buon fine, forse è semplicemente perché dovevano andare così, perché magari se fossero andati in quel modo, ci saremmo persi delle altre occasioni. E poi ho anche imparato a non mollare, o come dice Rocky Balboa, in Rocky 4, ho imparato a voler fare… un altro round.

Robert "Rocky" Balboa Jr.: Quand'è che tornerai?

Rocky Balboa: Ah, molto presto

Robert "Rocky" Balboa Jr.: Hai paura?

Rocky Balboa: No

Robert "Rocky" Balboa Jr.: Sì che hai paura, magari poca poca

Rocky Balboa: Beh, tu non ce l'avresti?

Robert "Rocky" Balboa Jr.: Se dovessi combattere con una montagna di muscoli come quella, altroché se avrei paura

Rocky Balboa: Ecco, a dire la verità, sai, certe volte, un po' di paura ce l'ho, è vero. Quando sono sul ring e quando le prendo / e le braccia mi fanno tanto male che non riesco più a alzarle, sì, allora penso: "Dio quanto vorrei che mi beccasse sul mento", così non sentirei più niente. Però poi c'è un'altra parte di me che viene fuori e che non ha tanta paura. C'è un'altra parte di me / che non vuole mollare, che vuole fare un altro round. Perché / fare un altro round /quando pensi di non farcela, è una cosa che può cambiare tutta la tua vita, capisci che voglio dire?